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In una notte senza luna, ritrovai la mia fortuna sul sofà.
O meglio: mi stavo annoiando così tanto che ho deciso di farmi una cultura su quelli che stanno provando a diventare i nuovi tormentoni estivi nell’era post-Despacito. Si tratta dei pezzi più in voga del momento in Italia secondo Youtube e l’heavy rotation sulle radio nazionali. Il criterio con cui li ho passati in rassegna è proprio questo: partendo da Despacito, ho ascoltato la canzone suggerita dal tubo che partiva in automatico alla fine del video. Cinque canzoni in loop all’infinito che mi hanno fatto capire che io, ascoltatore medio, in questo momento non devo permettermi di sentire nient’altro. Ma, come recita una saggia scritta a bomboletta su una panchina in cemento, fuori dallo stadio Bentegodi di Verona, “bando alle ciance, mano alle spranghe”. Partiamo dunque dal primo suggerimento del tubo: Rovazzi feat. Gianni Morandi  con “Volare”. Il pezzo è perfetto, perché oltre al già menzionato coprofago nazionale, vede la partecipazione di tutti i personaggi “in” del momento, che siano youtuber, popstar o calciatori: c’è il tizio di Gomorra, c’è Saluta Andonio, c’è capitan Zanetti, c’è “può accompagnare solo”, c’è Fedez, J-Ax e Maccio Capatonda in un tripudio di featuring che rende alla perfezione la definizione di “pop music”. Il fulcro della sceneggiatura, tra una comparsata e l’altra, verte sulle difficoltà dei rapporti intergenerazionali, simboleggiati dal vecchio Morandi e dal giovane Rovazzi (“questi giovani di oggi no, io ti giuro mai li capirò” recita Gianni nel ponte prima del ritornello) e ci introduce a quelli che secondo me sono gli elementi portanti di tutte le aspiranti hits estive che elencherò: la nostalgia e il rimpianto di un tempo irrimediabilmente andato.  E questo ci porta al secondo suggerimento di Youtube: “Mooseca” di Enrico Papi, nata sull’onda del meme-tormentone che sta coinvolgendo l’ex conduttore di Sarabanda da un anno a questa parte. Oltre ai soliti featuring e a qualche verso che lambisce superficialmente l’attualità (social media, vegani), quello che spicca nel malinconico ponte  in minore prima del ritornello è il recupero di un passato mitico (“ne ho viste tante io negli anni ‘90”) che si trasforma in una velata minaccia con la partenza del chorus: Papi fa intendere di sapere dei segreti scottanti e di essere pronto a rivelarli se la sua reputazione sarà in pericolo. Tuttavia il pezzo contiene due versi abbastanza infelici in questo senso: prima  Enrico insulta un ragazzino dicendo che si scopa la madre, e poco dopo gioisce con entusiasmo sopra le righe (vedi le vene sul collo) quando un finto concorrente esclama “la bamba”. A mio parere non la tattica giusta per apparire come il beniamino televisivo dei benpensanti, ma anzi dei versi che mi sarei aspettato più dalla premiata ditta di ribelli da autogrill J-Ax/Fedez, di cui andrò a parlare ora. “Senza Pagare” è il titolo della loro aspirante hit estiva, sotto ogni aspetto un coacervo di merda fumante come non ne sentivo da tempo. Nei testi, la solita nostalgia ingiustificata per gli anni ’90 della serie “si stava meglio quando si stava peggio” ed una sfilza di banalità da adolescenti poco svegli che fa rimpiangere nientepopodimeno che le loro due carriere soliste. Anche in questo caso gli argomenti sfiorati da mezzi versi qua e là passano in rassegna “fighe”, “ricchi”, “crimine”, “la vita che ti sfianca” e tutta una serie di tematiche atte a darsi una sorta di “credibilità di strada”. La ciliegina sulla merda viene posata con cafonaggine da Pio e Amedeo di Emigratis su un tappeto reggaeton che musicalmente strizza l’occhio a Despacito.  Rimanendo in ambito pop/hip-hop/indie (che cazzo ho scritto), passiamo al quarto suggerimento del tubo, la versione slavata, ripulita e massificata di quello, che dovrebbe essere l’alternativa a tutta questa plastica commerciale: “Pamplona” di Fabri Fibra feat. Thegiornalisti. In realtà questa è pure peggio delle altre, su tutto il testo di Fibra e l’immaginario oramai demodè  alla “Romanzo criminale” del set. Anche qui liriche da sfigati induriti, colpi di pistola mimati con l’indice e il pollice, la parola “rime” (che dovrebbe essere vietata nell’hip-hop da almeno 7 anni), profonde critiche sociali tipo “in Italia non funziona un cazzo”, nonché la solita nostalgia del passato che in questo caso diventa una squallida brontolata sul presente (“a 15 anni oggi tutti youtuber e questo è il ricambio generazionale”) detta proprio da chi dovrebbe mettersi a guardare i cantieri a bordo strada invece di propinarci queste cagate. Lo scopo del featuring con Thegiornalisti (che nel video si dimenano circondati da vallette televisive) è quello di regalarci il ritornellone/tormentone coi testi pseudo-esistenziali in grado di catturare il pubblico “ “ indie “ “. Una marchetta chiara ma non dichiarata. Concludiamo questa rassegna dell’orrido, prima di tornare a Despacito, con “Tra le granite e le granate” di Francesco Gabbani, l’unica di queste aspiranti hits che si rivolge ad una fascia di pubblico leggermente più vecchia. C’è meno ignoranza che nei video precedenti: i luoghi comuni riguardano in misura maggiore la TV rispetto al web, la musica è meno ”discoteca dance” o “latin tamarro” e si riallaccia ad una certa tradizione del pop italiano, sia nel timbro vocale che nelle ritmiche, l’unico aspetto nostalgico di questo pezzo. Il ritornello (“di dove siete / com’è che state / ci state bene / e-state”) mostra al mondo l’indubbio talento di Gabbani, che nonostante la bella voce e il ciuffo trendy non ha la possibilità di cavarsi quella incredibile faccia da sberle dalla testa. Concludendo: stravince senza alcun dubbio Rovazzi feat. Morandi, senza tanta retorica o ridicolo ribellismo da liceali ma neanche cinica e disillusa fotografia del presente in versi da quei tristi over 30 che sono Fibra e Gabbani. Pesantezza ingiustificata. Una hit estiva deve per definizione essere leggera: “Sto volando prego non mi disturbare, il problema vero è come atterrare” è il perfetto ritornello per un tormentone all’italiana: innocente, danzereccio, facile da memorizzare, piace a vecchi e bambini (come Morandi) e non ci scassa i maroni, almeno in ferie. E poi… mi fa volare.

Di Violenzo Psichedelico