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Della musica e movida: ricerca dicotomica molto poco scientifica.

Sietn’ammè: Trento è una merda.

Non c’è mai niente. O meglio: c’è molto, ma molto male. Tanti piccoli eventi insignificanti, tanti live raffazzonati, tante band inutili che suonano troppo ai troppi concorsi musicali. Un giorno me lo spiegherete che diamine di senso ha per una band partecipare ai concorsi musicali. Le stesse band che si iscrivono e suonano gratis ai concorsi sono quelle che quando poi chiedono di esibirsi in un locale si impuntano per ricevere dei compensi fuori da ogni logica. Nonsense. E allo stesso tempo sono totalmente autoreferenziali: non frequentano i concerti, non hanno mai suonato fuori dalle mura ma pretendono di avere spazi e di aver già capito tutto, salvo poi fare dei live inguardabili davanti ai soliti quattro amici. Per questo è difficile organizzare concerti in città. Non per gli ostacoli della burocrazia, o del comune “cattivo” che non supporta i giovani, o degli anziani che si lamentano per il volume alto dopo le 18:30. Niente di tutto questo. Mi imbestialisco ogni volta che parte l’ennesima crociata pro “musica dal vivo”. Ipocrisia pura. La verità è che la musica live ha oramai un pubblico talmente di nicchia che basta che tizio sia in ferie e il concerto in programma avrà sì e no otto spettatori e mezzo. Se poi la band in cartellone è italiana ed emergente, e magari proviene da una qualsiasi città che non sia Trento, allora il pubblico si dimezza. Per questo sono ormai pochissimi i locali suicidi che programmano sporadicamente qualche piccolo promettente gruppo italiano. Meglio puntare sull’esotico, che fa numero, o peggio sulla band al femminile, per il famoso adagio “tira di più un pel de…”. Vi basti pensare che a Trento il premio per il miglior locale notturno nella stagione 2015/2016 è andato all’Assillo, un’occupazione anarchica che è stata lo spauracchio delle vecchiette per oltre sei mesi: siamo ridotti talmente male che quello era l’unico luogo dove si sono potuti fare dei concerti veramente rumorosi senza preoccupazioni, l’unico rifugio per chi voleva “andare al massimo” fino all’alba senza l’ombra di un coprifuoco. Il problema non è peculiare di questa città ed ha più a che fare con l’educazione culturale e sociale di noi giovani che con il tipo di eventi che popolano Trento. Un cambiamento è possibile, ma solo se i prossimi vent’anni saranno baciati da una politica educativa e culturale illuminata ma soprattutto se la congiunzione astrale tra Marte e Saturno non subirà rallentamenti al km 23.

Trento spacca zio!

Te lo dico con franchezza: a Trento nell’ultimo paio di anni si sta proprio bene. Si stanno moltiplicando in maniera esponenziale i luoghi della musica e del divertimento e l’offerta è sempre varia e a 360°. Quando si è nella situazione di dover stare attenti al calendario per organizzare un evento significa che c’è fermento e voglia di fare. Un esempio pratico sulla qualità e quantità di concerti ed eventi ospitati  in città solo qualche venerdì fa: a) al teatro Sanbapolis, nuova e bella struttura che pare finalmente aver ingranato tra le frequentazioni notturne dei Trentini, suonavano gli Zen Circus; b) l’americano Mike Spine era protagonista di un ottimo live alla Bookique; c) all’Arsenale, piccolo ed attivissimo circolo ARCI in centro città, si esibiva la rivelazione trentina degli ultimi mesi Light Whales in apertura al talentuoso piacentino An Harbor; d) Curly Frog & the Blues Bringers, una delle band più valide uscite da Trento negli ultimi anni, blueseggiavano al Blue Angel bar; e) per gli amanti dei suoni più cattivi il collettivo Trento Rise Up organizzava in via Brennero la mattanza con i veneziani Slander e i Trentini POANG; f) per gli amanti della black music contemporanea il bar Funivia ospitava un altro episodio dell’ormai noto Struscioparty by Ceri & Anansi. Sei dico sei eventi ottimi solo a Trento, senza tener conto del resto della provincia o degli happening più discotecari o tamarri. Mica male. La nota positiva, oltre alla qualità e quantità, sta nel fatto che tutti gli appuntamenti sono riusciti bene e sono stati abbondantemente frequentati, a dimostrazione di come in una città universitaria di 100.000 abitanti ci possano essere eventi diversi in contemporanea. Altro segno positivo dopo qualche anno di “leggera” stagnazione, la nascita di nuove band di giovanissimi. C’è stato un momento qualche tempo fa in cui pareva che ci fossero solo djs, e troppo spesso con diete musicali fatte con lo stampino, senza nessun tipo di ricerca: mi compro una console e bum bum bum o swag swag swag. Sicuramente nascono meno gruppi musicali rispetto a 10 anni fa, ma la qualità è indiscutibilmente più alta. Abbiamo già citato Light Whales, e ci aggiungo i leggendari teen-ager Horrible Snack (per i quali ho una cotta bestiale da un anno a questa parte) solo per nominare i più brillanti. Certo si può sempre migliorare, come in ogni campo, ma trovo che le lamentele e il disfattismo oggi tanto in voga siano totalmente ingiustificate. Il futuro è roseo.