Nome: Lorenzo Dalbosco
Età: 31
Luogo di Provenienza: Rovereto
Percorso di Studi: Relazioni Internazionali all’università di Bologna + Erasmus alla Complutense di Madrid; Design for Visual Communication al London College of Communication
Anno in cui hai lasciato l’Italia: 2007
Destinazione: Londra, un anno a Madrid, e ora spendo il tempo principalmente tra Londra e Tokyo
Che lavoro facevi in Italia? Qual era la tua situazione prima di partire?
Studiavo.
Che motivazioni ti hanno spinto a partire?
É stato un bisogno graduale che é cresciuto in me da fin da piccolo, viaggiando. Poi, quando ho potuto, son semplicemente partito, per conto mio.
Che aspettative avevi prima di partire?
Mi sono tenuto le porte aperte, senza avere molte aspettative precise, a dir la verità. Ero giuovane giuovane.
Qual è stato il primo impatto una volta arrivato a destinazione?
Una boccata d’aria. Inquinata.
Che lavoro/i hai svolto arrivato a destinazione?
A Londra ho fatto di tutto. Facevo il barista nei pub le estati prima di laurearmi. Poi ho lavorato in grafica, in studi fotografici, e assistito una fotografa giapponese per un paio d’anni, che mi ha fatto viaggiare un bel po’.
Di che cosa ti occupi ora?
Fotografo/artista. Poi faccio anche musica, al momento
Quali sono le differenze con l’Italia e con il trentino che più ti hanno colpito?
In Italia praticamente non ho mai lavorato, dato che ho iniziato a Londra quando avevo 18-19 anni, quindi non saprei. A livello generale il Trentino é bellissimo ma non é molto dinamico, che é una cosa abbastanza normale, dato che ha una popolazione di numero ridotto.
Non avrebbe senso fare un confronto tra il Trentino e Londra o Tokyo o Parigi. Ma nemmeno con Milano.
Quali innovazioni/abitudini/metodologie che hai visto vorresti fossero “importate” in Italia? Cosa c’è lì di bello da cui prendere ispirazione?
C’é molta più mobilità sociale in Inghilterra rispetto all’Italia, a livello lavorativo. Anche i salari sono molto più alti, così come però anche affitti e i trasporti. Penso sia più facile realizzare se stessi in realtà multiculturali più grandi, seguire un percorso ed essere coerenti con se stessi e con la propria direzione (artistica, di vita…), qualsiasi essa sia. In situazioni dinamiche internazionali, come Londra (o Parigi, o NYC, o Tokyo) é più facile essere esposti a realtà interessanti, ai quali susseguono incontri interessanti, progetti interessanti, amicizie interessanti e cosí via.
Metropoli come queste sono dei centri indipendenti, quasi delle città-stato, con processi simili tra di esse, ma totalmente diversi da quelli del paese al quale appartengono.
Quindi non é una questione di Italia o non Italia, é la dinamica del grande centro vs. piccolo centro: una dinamica che si applica alle relazioni interpersonali, così come a tutto il resto della struttura sociale.
In una scala valoriale fra: lavoro; ambiente; persone; in che percentuale questi elementi contribuiscono per te alla scelta di emigrare?
Il discorso del grande centro vs. piccolo centro? 100%
Come e quanto mantieni i contatti con amici e familiari in Italia? Con che frequenza rientri a “casa”?
Sono in contatto con un po’ di amici in Italia, ma molti di quelli che conosco sono all’estero. I miei li sento spesso, così come il resto della famiglia.
Che prospettive hai per il tuo futuro?
Continuare il percorso che mi sto costruendo. A livello geografico, magari fermarmi da qualche parte per un po’.
Pensi di emigrare nuovamente?
Ora sono a Tokyo. Forse NYC in futuro. É lì che chiama da un po’. Vedremo…
Che cosa ti sentiresti di consigliare ai giovani che vogliono emigrare?
Crederci fino in fondo