(Traduzione: “A seconda di come sei vestito così sei giudicato” Basile Giovan Battista, 1635, Le muse napoletane)
(L’ influenza delle sub-culture nella moda contemporanea (dai Mod all’influenza dei social network, la moda contemporanea tratta sul remix)
Moda: Comportamento variabile nel tempo che riguarda i modi del vivere, le usanze, l’abbigliamento.
Siamo abituati a definire i gruppi sociali attraverso le tribù urbane; le sub culture hanno definito stili, gusti e abbigliamento che ci hanno permesso di riconoscerle attraverso dei codici estetici identificativi. Prendiamo ad esempio le sub culture del XX secolo, nate da una necessità di appartenenza a un gruppo. Nel caso delle tribù urbane più famose, come i Mod, i Punk, gli Skaters o i più contemporanei Hipsters, queste nascono e si formano in un contesto sociale dove il panorama politico e la rivendicazione di uno stile riconoscibile li collocano direttamente dentro tali gruppi. La musica che ascoltano, il sobborgo da cui provengono, i vestiti che indossano e addirittura i libri che leggono sono tutti elementi che li classificano in relazione al gruppo a cui hanno deciso di appartenere. Questa analisi di riconoscimento è però cambiata in questi ultimi dieci anni. Nella moda di oggi non è più possibile definire una persona appartenente ad un gruppo attraverso ciò che indossa o da dove proviene. La globalizzazione stilistica alla quale ci troviamo di fronte è più una questione di mix culturale che di un solo stile, grazie soprattutto alle nuove tecnologie, a Internet e ai Social Network. Designers che fanno casting direttamente in Instagram, codici stilistici che appartengono all’informatica e al network e l’intenzione di essere sempre più unici in un mondo che cerca di omologarci troppo velocemente. Due i principali temi su cui sta dibattendo la moda in questi ultimi anni: la ricerca di una propria identità, che rompa tutti gli schemi predefiniti del fast fashion, e dall’altra parte la voglia di identificarsi il più possibile con gusti e personaggi che fanno da portavoce allo stile moderno. I fashion bloggers – questi temuti personaggi che vestono solo con vestiti e accessori di lusso – sono diventati, grazie alla rete personaggi da seguire e ammirare, veri e propri influencers per le miriadi di fans della moda. Ci dimentichiamo così che questo comportamento è il riflesso di un prodotto studiato a tavolino dove l’autenticità sparisce sotto mega loghi e cambi di look impossibili. Non aiuta il mercato low cost dove l’acquisto non nasce da una necessità o da uno stile personale, bensì da uno shopping sempre più ossessivo per “l’ultimo modello”, “il nuovo” e “l’immediato”. Non è raro trovare, in questi grossi supermarket della moda, accessori ispirati alle sub culture: borchie punk che decorano ballerine, magliette ispirate al DIY, parka in diversi colori o, ancora, disegni rubati al Bronx hip hop degli anni ’70. Dobbiamo forse scappare da questo dilagante mainstream? Personalmente credo che questo comportamento consista in un remix influenzato da molteplici riferimenti culturali.
I ragazzi della nuova generazione la pensano in modo diverso. Loro non hanno la conoscenza di ciò che è una sottocultura, non gli interessa. Se si svegliano una mattina e hanno voglia di indossare una T-shirt punk, non significa che devono ascoltare musica punk o avere un punto di vista politico che riflette questa filosofia. Questo tipo di mentalità non esiste più. Nella mia generazione, quando ci si vestiva Grunge, per esempio, lo si era davvero, si ascoltava la musica grunge, ci si vestiva come Kurt Kobain e anche il nostro stato d’animo lo era, ci identificavamo in uno stile fino in fondo. Era un modo di pensare.
Oggi questi codici non esistono, si tratta di prendere ciò che più ci piace di uno stile e farlo nostro, trasformarlo e mantenere allo stesso tempo un gusto personale.
È perciò praticamente impossibile definire un’uniforme sociale del contemporaneo. Non si tratta del colore della stagione o del taglio del vestito all’ultima moda, bensì di un’attitudine indipendente, dove la bellezza non è canonizzata e lo stile non è più una questione di firma, ma di un nuovo comportamento, se vogliamo definirlo, più intellettuale e anarchico, che gioca con il passato per riproporsi sotto un’altra forma nel futuro, cioè nel presente.