fbpx

L’ex raver, in virtù del prefisso “ex”, è un giovane non-più-così-giovane, solitamente trentenne, con alle spalle un’adolescenza (di cui lo stesso ha altalenante memoria) passata al limite del travaglio tra capannoni industriali e biotopi addobbati con decorazioni fluorescenti, tra il profumo della benzina dei generatori e della polvere che entra nei polmoni. Dopo aver abbandonato un ascolto sistematico di musica Techno e Goa, ora si dedica solo ed esclusivamente alla Deep House da clubbing, anche se gli esemplari più corrotti hanno smesso di trarre giovamento dalla musica in generale. L’ex raver non è semplice da riconoscere, in quanto si veste come una persona normale e cammina impunito tra noi. Reo di un turpe passato fatto di pantaloni con migliaia di tasche ove nascondere cartine/bustine/monetine/cosine, magliette mai lavate, dread nodosi e dilatatori stagionati, si presenta ora curato nell’aspetto e nell’abbigliamento. L’unico tratto distintivo è l’onnipresenza degli occhiali da sole – anche alle dieci di sera di un martedì novembrino – funzionali all’occultamento tattico di un paio di pupille ormai incapaci di abbandonare quello stato di perenne dilatazione faticosamente raggiunto a sedici anni. Questa insospettabile tipologia umana passa la maggior parte del suo tempo libero a ciondolare sul bancone del locale dove suona il DJ amico di vecchia data, sperperando tutti i suoi averi in birrette acquose e nutrendosi di arachidi troppo salate e patatine del discount offerte di malavoglia dal barista avaro. L’ex raver medio lavora nell’azienda familiare o è libero professionista. Ad un certo punto della sua vita ha dovuto abbandonare il sogno di comprarsi un furgone camperizzato dove cucinare la ketamina e girare tutti i festival d’Europa e si è comprato una cravatta, capo di vestiario al quale aveva giurato eterna inimicizia appena una manciata di anni prima. Sotto la camicia ben stirata nasconde accuratamente tutti quegli improbabili tatuaggi fatti nel periodo in cui si prestava come cavia per qualche suo amico sedicente tatuatore dalla mano non troppo ferma. Resta però l’irrinunciabile vizietto della droga, corretta quel tanto che basta per fare le seratone™ e consentirgli allo stesso tempo di essere bello sveglio e pimpante l’indomani in ufficio. Ad ogni luna piena si concede un rave party illegale; che sia Goa, Techno o Hardcore, basta che vada avanti fino alle 6 di mattina e che ci sia la giusta dose di allucinogeni e lattine di birra da un euro, rendendosi conto solo il giorno dopo che quei dieci anni in più si fanno davvero sentire.

Una vita dedicata alla lotta con l’hangover.